L’impronta umana sul cambiamento climatico: come cambia il mare?

L’impronta dell’uomo sull’ambiente può prendere una forma più sfuggente ma non per questo meno concreta: quella dell’acqua. Come sta cambiando il mare negli ultimi anni? Quali sono le conseguenze delle attività umane sulla più grande risorsa di biodiversità e di ossigeno del nostro Pianeta?

La prima conseguenza la possiamo osservare negli effetti del cambiamento climatico. Effetti che sono ben evidenti e misurabili in quasi tutti i mari e gli oceani: temperatura dell’acqua più alta, trasformazione degli ecosistemi e comparsa di specie “aliene” appartenenti ad altre aree geografiche, acidificazione delle acque in seguito alla maggiore concentrazione di anidride carbonica, alterazione della catena alimentare, stress sulle scorte alimentari a causa della pesca intensiva.

Tutte queste conseguenze sono poi amplificate dalle caratteristiche geografiche di certi bacini; pensiamo al nostro Mediterraneo, uno straordinario insieme di vari ecosistemi che, per le dimensioni ridotte, rischia trasformazioni ancor più pericolose perché irreversibili.

Pensiamo allora a quali azioni intraprendere per alleggerire la nostra impronta e preservare nel migliore dei modi la ricchezza delle acque che circondano il nostro paese. Ricordandoci sempre che ogni comportamento concreto, collettivo e individuale, nasce dalla consapevolezza. Conoscere le conseguenze negative delle nostre abitudini è quindi il primo passo per cambiarle, per rendere l’Italia più verde e i nostri mari più blu.

Inquinamento marino e perdita di biodiversità

Un’altra conseguenza delle attività umane la possiamo osservare in una forma più diretta di impatto ambientale: l’inquinamento. Esistono diversi tipi di inquinamento delle acque marine e per renderci conto di quanto siano dannosi, dobbiamo considerare che il 50% dell’ossigeno disponibile è prodotto proprio dai mari e gli oceani. Vediamo quali sono le più grandi minacce.

  • inquinamento da plastica: le micro plastiche vengono ingerite da numerosi animali, finendo addirittura sulle nostre tavole e nelle nostre diete. A queste vanno aggiunte le macro plastiche, spesso vere isole galleggianti, veicoli di batteri e di piccole specie alloctone
  • inquinamento chimico: molti prodotti agricoli e industriali, con la loro tossicità, finiscono nelle acque superficiali e successivamente in mare; si tratta di veleni che arrivano direttamente negli oceani uccidendo piante e animali
  • inquinamento microbiologico: causato da sistemi di depurazione poco efficienti
  • inquinamento dei nutrienti: contenuti nelle acque di scarico, nei fertilizzanti e nei liquami, non uccidono direttamente flora e fauna ma alterano l’equilibrio perché favoriscono la crescita di alghe e la conseguente diminuzione dell’ossigeno disponibile
  • inquinamento da petrolio: è causato da perdite o incidenti; malgrado sia in genere localizzato e saltuario, può produrre effetti nocivi nel lungo periodo, anche in zone piuttosto distanti, poiché le correnti marine sono come nastri trasportatori

Se a queste forme di inquinamento sommiamo gli effetti dei cambiamenti climatici visti all’inizio, come effetto complessivo otteniamo la perdita di biodiversità. Il circolo a questo punto diventa vizioso: un mare più povero di vita ha minori capacità rigenerative, in termini di assorbimento di anidride carbonica e produzione di ossigeno, con ulteriore aumento dei gas serra e delle temperature.

I mari dell’Italia, da difendere più che mai

Dando uno sguardo più ravvicinato all’Italia scopriamo che l’84% dei rifiuti rinvenuti sulle coste deriva dall’inquinamento da plastica. Parliamo di frammenti più o meno piccoli di buste o contenitori vari, tappi e coperchi, stoviglie usa e getta, bottiglie, bastoncini per la pulizia delle orecchie, sacchi, reti.
Notevole, purtroppo, anche l’abbondanza di mozziconi di sigarette e pezzi di polistirolo.

Il nostro paese rilascia in mare, ogni anno, circa 34.000 tonnellate di plastica. Siamo il secondo paese, dopo l’Egitto, per inquinamento da plastica nell’area mediterranea. È tempo di agire e di scalare i vertici di ben altre classifiche!

Le nostre “impronte” in un podcast con Alex Bellini e Andrea Giuliacci

Uniti tutti insieme in un Movimento possiamo fare molto per diminuire l’impatto dell’uomo sulla nostra bella Italia. Scopri come con Impronte, il podcast E.ON dedicato all’impatto dell’uomo sugli ecosistemi italiani.

Nella seconda puntata Andrea Giuliacci è accompagnato sulle coste abruzzesi da Alex Bellini. Esploratore, scrittore e divulgatore, con il progetto “10 rivers 1 ocean” dal 2019 Alex naviga i dieci fiumi più contaminati al mondo per sensibilizzare le persone sull’inquinamento ambientale.

Ascolta il podcast e partecipa insieme ad Andrea e Alex al Movimento Make Italy Green!


 

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