COP27: agire ora per superare l’era del carbonio

Tra il 6 e il 18 novembre a Sharm el-Sheik, sotto la presidenza dell’Egitto, si tiene COP27, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2022. Si tratta della 27esima edizione della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, nota come Accordi di Rio, 1992, il primo grande trattato internazionale sull’ambiente.

Alla conferenza partecipano quasi 200 paesi, con l’obiettivo di portare avanti un’azione coordinata a favore del clima. Quest’anno, in particolare, gli sforzi si concentreranno su come accelerare la riduzione delle emissioni, sulle strategie di adattamento alle mutate condizioni e su come intensificare e rendere più fluidi i finanziamenti.

Nel corso degli anni si è raggiunta nella comunità scientifica e nella maggior parte dei governi una consapevolezza condivisa, sebbene con diverse sfumature: l’aumento delle temperature, responsabile dei cambiamenti climatici, è causato dalle attività umane. Per mitigare gli effetti del riscaldamento globale, i paesi che hanno aderito alla convenzione si sono posti diversi obiettivi, il primo dei quali riguarda la riduzione dei gas serra, in particolare la CO2.

Un futuro senza carbonio è infatti l’unico orizzonte in grado di assicurare la sostenibilità nelle sue componenti principali: ambientale, economica, sociale ed etica. I rapporti dell’IPCC, il gruppo intergovernativo che studia il riscaldamento globale, e gli eventi ambientali estremi, cui spesso abbiamo assistito negli ultimi anni, non lasciano troppo spazio alle interpretazioni: bisogna agire adesso.

L’obiettivo, stabilito con l’Accordo di Parigi del 2015, è più urgente che mai: limitare l’aumento della temperatura entro 1,5 °C per la fine del secolo. A che punto siamo nel 2022? Gli sforzi fatti finora, per quanto apprezzabili, non sembrano bastare; senza ulteriori provvedimenti le temperature saliranno di 2,5 °C, con conseguenze piuttosto pesanti per gli ecosistemi. Stiamo sperimentando sempre più frequentemente fenomeni climatici estremi: ondate di calore con intensità mai registrata, siccità, inondazioni in zone circoscritte, ciclo dell’acqua alterato. Come potenziare le nostre azioni e quali altre soluzioni possiamo adottare? COP27 farà il punto proprio su questo, attraverso un programma articolato in giornate dedicate a finanza, scienza, decarbonizzazione, agricoltura, energia, biodiversità, acqua e molti altri temi.

Costruire un futuro sostenibile: il ruolo delle aziende

Quali sono le responsabilità delle aziende nella costruzione di un futuro sostenibile? Il settore privato può giocare un ruolo fondamentale. Accelerare i processi di riduzione delle emissioni affiancandoli a progetti di compensazione, promuovere la mobilità elettrica, dialogare con la politica per il finanziamento di investimenti, offrire programmi di formazione qualificata per i lavoratori, studiare soluzioni innovative, garantire processi produttivi a basso impatto ambientale, collaborare con la società civile e i territori per la difesa della biodiversità.

La transizione energetica, con il passaggio a fonti rinnovabili e un’economia a zero emissioni di carbonio, rappresenta uno dei principali riferimenti. Le scelte delle imprese, da quelle in tema di energia a quelle relative ai trasporti, oltre ad avere effetti immediati costituiscono forti segnali per il mercato.

Quando pubblico e privato si danno la mano: il contributo di E.ON a COP27

Anche noi siamo presenti alla conferenza, per portare la nostra esperienza e il nostro contributo al dibattito internazionale. Frank Meyer, CEO di E.ON Italia, sarà ospite di un tavolo di lavoro con Francesca Santoro, coordinatrice del programma di Ocean Literacy della Commissione Oceanografica Intergovernativa dell’UNESCO. Nel panel dedicato a una discussione sulla collaborazione tra settore pubblico e privato, Meyer interverrà presentando Energy4Blue, progetto per la tutela degli ecosistemi marini ed esempio di come la collaborazione tra aziende e istituzioni possa contribuire alla diffusione di una maggiore consapevolezza del legame tra oceani e clima.

In questo estratto dell’intervista doppia ai nostri due partecipanti a COP27 abbiamo chiesto loro alcune riflessioni.

Come si è evoluto il percorso COP negli anni e cosa ti aspetti concretamente dai tavoli di COP27?

FM:
“Ringrazio UNESCO, e in particolare Francesca, per questo invito. La nostra presenza a COP27 vuole ribadire la nostra volontà di agire concretamente per il cambiamento climatico, insieme a UNESCO di cui siamo orgogliosi partner”.

FS:
“Credo che la cosa più interessante rispetto a quanto successo negli ultimi anni sia un maggiore coinvolgimento della società civile e del settore privato”.

Circa il contributo di E.ON alle iniziative di UNESCO: perché è importante la cooperazione tra istituzioni e aziende?

FM:
“Grazie a UNESCO il nostro progetto Energy4Blue per la salvaguardia del mare si arricchisce, ogni anno, di azioni concrete e pratiche che rafforzano la conoscenza su questi temi. Il nostro scopo è rendere l’Italia più verde #MakeItalyGreen e progetti come questi con UNESCO costituiscono una prova tangibile importante in tale direzione”.

FS:
“Perché è la grande innovazione degli ultimi anni. La maggiore presenza di vari attori sociali a COP è lo specchio di un maggiore impegno di tutti nell’ambito della sostenibilità. La comunità scientifica da sola non può essere in grado di fare tutto questo”.

In che modo le aziende possono rappresentare la chiave di volta di questa cooperazione e cosa dovrebbero fare, più in generale, per il cambiamento climatico?

FM:
“Per le aziende vuol dire trasformare il modello di business, mettendo la sostenibilità al centro. Ed è ciò che stiamo facendo in E.ON puntando in modo chiaro alla decarbonizzazione, al rendere sempre più indipendenti i consumatori attraverso l’autoproduzione e alla riduzione dei consumi e delle emissioni”.

FS:
“Le aziende possono fare tantissimo. Intanto essere un esempio virtuoso di quanto si possa investire in sostenibilità ed essere competitivi sul mercato.
È fondamentale, ovviamente, evitare il famoso green e bluewashing, ovvero le operazioni di facciata prive di reali contenuti”.


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