La sostenibilità è ormai più di un concetto per le aziende: sta diventando parte integrante della loro strategia operativa. Per molte imprese non si tratta più di rispondere semplicemente alle sfide ambientali, economiche e sociali, ma di diventare protagoniste della transizione energetica e, allo stesso tempo, di un cambiamento più grande. Infatti, sviluppo, rispetto dell’ambiente e responsabilità sociale possono convivere, definendo così un nuovo modello di crescita, più armonico e in grado di tenere conto delle risorse disponibili.
Malgrado stiamo assistendo a scelte che possono frenare la decarbonizzazione e l’applicazione dei criteri ESG, ambientali, sociali e di governance, le strategie per la sostenibilità da parte delle imprese non possono essere fermate. E questo per due motivi principali. Da una parte, l’intero processo della sostenibilità è troppo grande per essere bloccato. Dall’altra, si tratta comunque di un tema ha a che fare la razionalità economica: per le imprese è molto più conveniente agire oggi, per contrastare gli effetti della crisi climatica, piuttosto che non fare nulla e pagare in futuro costi più alti.
Quali sono, allora, le opportunità e le tendenze sulla sostenibilità per le aziende nel 2025? Ne analizziamo le più importanti, come i criteri ESG e le rendicontazioni ambientali e sociali che comportano, l’integrazione dell’Intelligenza Artificiale nei processi produttivi, i green jobs e le innovazioni tecnologiche legate all’economia circolare. Sono modelli che si traducono in maggiore responsabilità a fronte della crisi climatica, dello sfruttamento delle risorse con alterazione degli ecosistemi e della biodiversità, delle richieste dei consumatori e delle istituzioni, sempre più sensibili rispetto all’impatto ambientale dei prodotti e dei servizi.
Per questo le tendenze sulla sostenibilità del mondo aziendale rappresentano anche una grande opportunità: i mercati premiano sempre di più le imprese che, consapevoli del proprio impatto, agiscono concretamente per ridurlo. Si può dire che sostenibilità, in definitiva, vuol dire anche competitività.
Una rendicontazione trasparente e standardizzata, quindi confrontabile, delle performance ambientali, sociali e di governance di un’azienda rientra tra gli obblighi di comunicazione non finanziaria richiesti dalla Corporate Sustainability Reporting Directive, CSRD, la Direttiva europea 2022/2464.
In altre parole, ogni azienda è tenuta a comunicare gli obiettivi, le azioni che intende intraprendere per raggiungerli e i risultati già ottenuti secondo i criteri ESG. La rendicontazione, annuale, si chiama Bilancio di Sostenibilità e dal 2025 diventa obbligatorio per le grandi imprese. Mentre lo sarà dal 2026 per le imprese con in media 250 addetti e dal 2027 per le Piccole e Medie Imprese, PMI.
Tra le altre cose, il Bilancio di Sostenibilità descrive cosa fa un’azienda per ridurre le emissioni di CO2 e il consumo di risorse, come si impegna per migliorare l’efficienza energetica ma anche la parità di genere e la sicurezza sul lavoro, così come l’equità delle retribuzioni e il codice di condotta dei fornitori. Le aziende che soddisfano al meglio i criteri ESG non solo sono più sostenibili ma sono decisamente più attraenti per clienti, partner e investitori. Anzi, la sostenibilità è il loro appeal.
L’innovazione tecnologica è sempre stata uno strumento decisivo per i grandi cambiamenti economici. A maggior ragione, in un’epoca in cui alle esigenze di produttività si affiancano quelle di sostenibilità, il ruolo di una tecnologia all’avanguardia è ancora più centrale. L’Intelligenza Artificiale, ad esempio, è destinata a entrare definitivamente nei processi produttivi, migliorandoli e rendendoli più razionali. È vero che, ad oggi, l’IA è ancora piuttosto energivora, tuttavia è anche vero che può contribuire alla sostenibilità grazie alla sua straordinaria capacità di ottimizzare tutti i processi. In altre parole, può compensare le quantità di energia consumate con i numerosi vantaggi che offre, lungo tutta la catena del valore.
Basterebbe fare un piccolo elenco di compiti che l’IA può assolvere, per comprenderne le potenzialità.
- Automazione di compiti pesanti, ripetitivi o pericolosi.
- Miglioramento dei consumi energetici lungo tutto la catena del valore.
- Monitoraggio preciso delle emissioni di CO2.
- Analisi dei dati relativi alle vendite e al “sentiment” dei clienti verso il brand (in particolare, come viene percepito rispetto al tema della sostenibilità).
- Individuazione degli sprechi durante il ciclo produttivo.
- Analisi delle strategie per il riuso o il riciclo dei materiali.
- Analisi della logistica per individuare i mezzi e i percorsi meno impattanti.
- Progettazione di nuovi prodotti o servizi, sulla base delle esigenze espresse dai clienti o dal mercato, più in generale.
Questi sono solo alcuni dei compiti; in realtà, le applicazioni dell’IA nel mondo delle imprese possono essere molte di più. Forse l’unico limite all’utilizzo, vista la straordinaria flessibilità dello strumento, è dato proprio dalla fantasia. Ma non basta che un’azienda si dichiari disponibile a utilizzare l’IA: è anche necessario che investa in infrastrutture adeguate e formazione.
I lavori collegati alla sostenibilità sono definiti green jobs e le aree principali in cui rientrano sono le energie rinnovabili, l’efficientamento energetico, la mobilità, l’economia circolare, la green It (l’informatica verde ecologicamente sostenibile) e l’agricoltura.
Quali sono le figure più ricercate?
- Esperti di energie rinnovabili: ingegneri, progettisti, tecnici per l’installazione dei pannelli fotovoltaici, manutentori.
- Esperti in efficienza energetica: auditor (analizzano i consumi e suggeriscono soluzioni per il miglioramento dell’efficienza energetica di imprese, edifici, ecc.), progettisti di edifici sostenibili, specialisti di smart grid (reti elettriche intelligenti).
- Specialisti di economia circolare: esperti in gestione di impianti per il trattamento dei rifiuti, progettisti di strategie per il riuso e il riutilizzo, consulenti aziendali per la riduzione di sprechi, product designer specializzati in materiali biodegradabili.
- Specialisti in sostenibilità aziendale: data analyst per i criteri ESG, Hse manager (per la salute, la sicurezza e l’ambiente).
- Esperti di agricoltura sostenibile: tecnici in agricoltura rigenerativa, esperti di agricoltura biologica e biodiversità.
- Specialisti della mobilità sostenibile: ingegneri, mobility manager, urbanisti.
Accanto a questi profili ce ne sono molti altri, come gli stessi esperti di Intelligenza Artificiale (da addestrare in modo specifico sui grandi temi della sostenibilità), gli specialisti in carbon credit e finanza green, i giornalisti specializzati in ambiente ed economia sostenibile.
Si stima che soltanto il mercato italiano nei prossimi tre anni richiederà circa 3,9 milioni di posti di lavoro con competenze “verdi” alte o almeno medie.
Il modello dell’economia circolare, che si basa su riuso, riutilizzo, condivisione, riparazione, ricondizionamento di prodotti e materiali, è una delle tendenze più forti per tutte le aziende che vogliono essere sostenibili e attraenti sul mercato. Etica e competitività, infatti, si combinano grazie a un nuovo modo di pensare il ciclo produttivo e il prodotto finale.
Per quanto riguarda l’etica e la responsabilità ambientale, va sottolineato che l’economia circolare consente di alleggerire l’impatto di un’azienda, grazie soprattutto al riuso e al riciclo, che permettono di limitare il ricorso a fonti non rinnovabili. Inoltre, uno dei pilastri di questo modello è la progettazione di prodotti facilmente riparabili e più durevoli.
Invece, per quanto riguarda la competitività, le aziende possono trarre grandi vantaggi dall’economia circolare:
- perché rappresenta uno stimolo per la creatività e per la capacità, quindi, di conquistare nuove fette di mercato. Basti pensare a tutti i nuovi servizi (riparazione, rigenerazione, leasing) che sono nati e continuano a crescere con questo modello di produzione e consumo.
- perché può rappresentare un indubbio risparmio: la riduzione dei consumi energetici e degli acquisti di materie prime, oltre alle spese più basse per la gestione dei rifiuti, hanno effetti positivi sui costi aziendali.
- infine, perché le aziende si trovano già preparate a fronte di normative che saranno sempre più stringenti e di consumatori sempre più esigenti e attenti alla sostenibilità.
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