Cos’è la COP 26 e com’è andata

Il 12 novembre 2021 si è conclusa la COP26, l’appuntamento annuale promosso dalle Nazioni Unite in cui delegazioni provenienti da tutto il mondo si incontrano per individuare potenziali soluzioni all’avanzamento del cambiamento climatico.

Si trattava di un appuntamento particolarmente sentito, in quanto lo scorso anno, a causa della pandemia, la COP era stata rinviata.

Ma che cos’è la COP26? Come nasce? E quali sono i suoi obiettivi? Continua a leggere per scoprirlo.

Cos’è la COP

Il significato letterale dell’acronimo COP è “Conference of Parties”, tradotto letteralmente “Conferenza tra le parti”. Un appuntamento nato a sua volta dalla “Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici”, altrimenti nota come UNFCCC.

Per meglio capire di cosa si tratta nello specifico, ci serviamo delle parole utilizzate proprio nel sito ufficiale della COP 26.

“Da quasi tre decenni l’ONU riunisce quasi tutti i Paesi della terra per i vertici globali sul clima – chiamati COP – ovvero ”Conferenza delle Parti”. Da allora il cambiamento climatico è passato dall’essere una questione marginale a diventare una priorità globale”.

Come si può facilmente evincere dal numero di fianco alla sigla, quella del 2021, che si è tenuta a Glasgow, è stata la 26esima edizione della conferenza. La prima risale invece al 1995, quando per la prima volta venne convocata a Berlino.

Nel corso degli anni le COP sono state un prezioso momento di confronto tra i vari paesi per monitorare la situazione legata alle emissioni e cercare di prendere provvedimenti vincolanti. Queste conferenze nel tempo hanno prodotto alcuni dei più importanti documenti in difesa dell’ambiente su scala internazionale. Su tutti il protocollo di Kyoto, risultato della COP 3 di Kyoto appunto, e l’Accordo di Parigi del 2015. Due trattati che sono diventati punto di riferimento nelle lotte ambientaliste di tutto il mondo. 

Gli obiettivi delle COP

Con l’avanzare degli anni e, quindi, delle edizioni, la Conferenza tra le Parti si è molto evoluta, fino a diventare l’appuntamento principale per i governi di tutto il mondo in materia di difesa dell’ambiente

Con il mutare della situazione e il diminuire del tempo a disposizione per compiere una transizione verso un’economia a zero emissioni, o net-zero, sono inevitabilmente cambiati via via anche gli obiettivi da perseguire. 

In linea generale si può comunque affermare che l'obiettivo delle varie Conferenze svoltesi nel corso degli anni, sia quello di trovare soluzioni collettive ed inclusive per contrastare l’avanzata dei cambiamenti climatici. 

Per riuscirci l’ONU ha instaurato l’IPCC - Intergovernmental Panel on Climate Change. L’obiettivo di questo organo è quello di unire gli scienziati più autorevoli al mondo in materia di cambiamento climatico, per creare una documentazione unica in grado di riunire la “migliore scienza disponibile" su questa tematica. Proprio su queste basi si sono sviluppate le contrattazioni che danno vita di anno in anno a nuovi accordi contenenti contromisure atte a mitigare il riscaldamento globale. 

Ad esempio è proprio su queste solide basi scientifiche che nel 2015 è stato firmato il più importante accordo della storia, noto come Paris Agreement, che ha come obiettivo quello di limitare l’aumento della temperatura media globale a +1,5°C rispetto al periodo preindustriale. 

Ma ora torniamo al 2021 per scoprire com’è andata l’ultima edizione della COP e, soprattutto, cosa è stato deciso durante le contrattazioni.

Cosa è stato deciso alla COP26

L’edizione appena conclusa è stata indubbiamente una delle più attese di sempre. Senza cambiare radicalmente il modo in cui viene affrontato il problema del riscaldamento globale, non ci resta molto tempo prima che le conseguenze diventino irreversibili. Di questo passo restare al di sotto della soglia stabilita dall’Accordo di Parigi è pura utopia. Ecco perché ci si aspettava molto dall’appuntamento di Glasgow. 

Inoltre, nel 2021 gli incontri sono stati preceduti da una Pre-Cop, svoltasi a Milano, per incontrare giovani attivisti, e non solo, ed ascoltare le loro richieste e le possibili soluzioni proposte dalla società civile. Un evento a cui la nostra azienda ha avuto il piacere di partecipare attivamente, con una serie di iniziative organizzate in collaborazione con CIO UNESCO, di cui abbiamo parlato in questo articolo del nostro magazine.

Nonostante lo svolgimento della PreCop però, il panorama ambientalista quello che si è deciso in Scozia non è in alcun modo soddisfacente. Molti politici e opinion leader hanno invece dipinto gli accordi presi, raccolti nel c.d. Trattato di Glasgow, come un ottimo punto di partenza verso la transizione ecologica del sistema economico. 

Ecco i punti più importanti del Trattato:

  • Deforestazione: oltre 100 paesi hanno firmato un accordo per porre fine al fenomeno di deforestazione entro il 2030. Quello dell'abbattimento di alberi e porzioni di foreste è ad oggi un problema molto diffuso che va contro le buone pratiche suggerite dagli scienziati.
  • Net Zero: con l’espressione “Net Zero” si intende il raggiungimento di un impatto zero in termini di emissioni. Quasi tutti i Paesi hanno siglato un accordo per raggiungere questo target entro il 2050, ad eccezione di Cina, Russia ed Arabia Saudita, che hanno posto come paletto il 2060, e l’India che lo farà entro il 2070.
  • Riduzione delle emissioni causate dal metano: anche il metano rappresenta a tutti gli effetti un gas serra climalterante. Ecco perché, tra i vari accordi, ce n’è uno in cui diversi Paesi si sono impegnati a ridurre le emissioni causate dall’utilizzo di questo gas del 30% entro il 2030.
  • Decarbonizzazione: il carbone, come noto, è la fonte di energia più inquinante in assoluto. Proprio per questo motivo il tema della decarbonizzazione è cruciale nell’ambito della risoluzione della crisi ecologica. Durante la COP 26 oltre 40 paesi si sono impegnati a eliminare gradualmente questo combustibile fossile dal proprio mix energetico. 

Quindi, com’è andata la COP 26?

Per rispondere a questa domanda servirà ancora un po’ di tempo. Nonostante sia lecito affermare che ci si aspettava qualcosina di più da questo appuntamento, è anche vero che la transizione verso un sistema economico a zero emissioni è un tema alquanto delicato. 

Ci sono tantissimi aspetti da prendere in considerazione e, senza un’adeguata pianificazione, si rischia di fare danni a tessuti sociali o economici di paesi ancora in via di sviluppo. 

In ogni caso, rispetto agli anni precedenti, c’è una consapevolezza più diffusa sull’urgenza della questione climatica e tanti paesi che storicamente rientravano tra i più feroci negazionisti del cambiamento climatico, hanno fatto un passo indietro, ammettendo, quanto meno, che il problema esiste e che è urgente affrontarlo. 

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