La moda sostenibile: se etica ed eleganza si ritrovano nel guardaroba

In un mondo che cerca soluzioni per sfide planetarie sempre più pressanti, dalla sostenibilità ambientale alla lotta ai cambiamenti climatici, anche il settore della moda sta inviando segnali di un profondo cambiamento. La moda sostenibile è più di un’etichetta o di una indicazione: sta diventando un vero movimento che caratterizza un intero sistema produttivo e che coinvolge, allo stesso tempo, le aziende e i consumatori.

Come nasce questo movimento? Dalla consapevolezza che le risorse naturali hanno dei limiti. Una moda consapevole quindi dell’impatto ambientale dei processi produttivi e dell’importanza del benessere dei lavoratori si sta sempre più affermando all’insegna dell’etica e dell’eleganza.

Cos’è la moda sostenibile?

La definizione di moda sostenibile è ampia e riguarda l’intero processo attraverso cui i capi di abbigliamento sono prodotti, utilizzati e smaltiti. Questo include le materie prime, le attività, i prodotti finali e tutte le persone (dai responsabili dei brand ai consumatori finali) che hanno a cuore un settore della moda basato sull’integrità ecologica ed etica.

Per integrità ecologica si intende il mantenimento di un ecosistema ambientale nel miglior stato di equilibrio, dal punto di vista della biodiversità. Diventa così fondamentale ridurre l’impatto ambientale delle attività, conciliandole con la ricchezza degli habitat e delle risorse. Una moda green consuma in modo più etico le risorse disponibili, assicurando la loro rinnovabilità nel tempo, abbattendo le emissioni di gas serra come la CO2, riducendo gli sprechi e l’inquinamento delle acque. Questi cambiamenti stanno influenzando lo stesso concetto di moda, non più legato soltanto all’estetica e al consumo ma anche alla consapevolezza che tutti possono contribuire alla lotta al cambiamento climatico.

Oltre all’impegno verso l’equilibrio degli ecosistemi va poi sottolineato che nel concetto di moda sostenibile è centrale anche l’attenzione al benessere dei lavoratori, in linea peraltro con i criteri ESG che definiscono la sostenibilità di un’azienda.

L’impatto della moda sull’ambiente e come ridurlo

I numeri dell’impatto ambientale della moda non lasciano molti dubbi: il settore è responsabile di una percentuale tra l’8% e il 10% delle emissioni totali di CO2, soprattutto a causa dei processi produttivi, e del 20% del consumo di acqua per scopi industriali. Gli effetti negativi però non finiscono qui:

  • consumo del suolo (deforestazione).
  • inquinamento delle acque, a causa dei prodotti chimici per la tintura e la concia.
  • alterazione degli habitat, con perdita di biodiversità dovuta a pesticidi e fertilizzanti.
  • massiccio utilizzo di tessuti derivati dal petrolio, come il poliestere, che rappresentano ancora quasi il 70% della produzione complessiva.
  • produzione di rifiuti (capi destinati al macero), per una bassa capacità di riciclo.
  • rilascio di micro plastiche negli ambienti, soprattutto gli oceani: il 35% del totale delle particelle è da attribuire proprio all’industria dell’abbigliamento.

Le strategie e le scelte concrete per ridurre questo impatto sono diverse e coinvolgono tutti, a partire dai produttori.

  • Fondamentale è l’utilizzo di materiali più ecosostenibili, come lino, seta, canapa, lana e cashmere. È più controverso l’uso del cotone: una fibra naturale e universalmente apprezzata per la sua versatilità, la cui produzione tuttavia necessita di grandi quantitativi di acqua. Molti vedono possibili soluzioni nel cotone biologico e in quello riciclato. In quest’ultimo caso però va tenuto in considerazione il rischio di interrompere il ciclo di vita dei vestiti, a causa della pratica sempre più diffusa di usare materiali sintetici per rendere più elastici i tessuti. Questi ultimi, infatti, anche se utilizzati in piccole quantità (generalmente intorno al 5%) impediscono ulteriori possibilità di riciclo. Sono sempre più apprezzati anche il tencel (ottenuto dalla polpa legnosa dell’eucalipto) e la fibra di bambù: sebbene i filati che si ottengono siano artificiali (viscose), entrambi sono biodegradabili al 100%.

  • Altrettanto importante è l’impiego di tecnologie in grado di sfruttare al meglio le fonti rinnovabili e di ridurre al minimo il consumo dell’acqua, durante il ciclo produttivo. Basti pensare, ad esempio, al grande impatto positivo del fotovoltaico nella produzione di energia per gli impianti, con riduzione delle emissioni di gas serra, maggiore indipendenza dalle fonti fossili e risparmio energetico.

  • Anche l’incremento della circolarità è uno strumento di grande efficacia: allungare il ciclo di vita di un prodotto, grazie al riciclo dei materiali, abbatte la quantità di rifiuti e la necessità di nuove risorse. Un settore della moda sempre più attento a modelli di business che prevedano una produzione circolare, oltre a dimostrare grande responsabilità ecologica, può aprirsi a nuove e stimolanti sfide dal punto di vista del design e della creatività. Esemplare, in questo senso, è l’affermazione dell’upcycling, o riutilizzo creativo, la trasformazione cioè di materiali di scarto in nuovi prodotti di maggiore qualità.

E i consumatori cosa possono fare? Come possono influenzare i produttori e, di conseguenza, il mercato? Informandosi, scegliendo in modo sempre più consapevole e prestando attenzione alle pratiche di sostenibilità delle aziende. Quali sono i marchi che privilegiano i materiali sostenibili, l’energia rinnovabile, la riduzione degli sprechi e il benessere dei lavoratori? Gli strumenti a disposizione dei consumatori per rispondere a questa domanda non mancano.

Chi acquista può anche stimolare i modelli circolari di riutilizzo, scegliendo capi prodotti con materiali riciclati. E può imparare a riflettere sulle reali necessità del proprio guardaroba, evitando magari acquisti più compulsivi.

Infine, i consumatori dovrebbero considerare altri due aspetti molto importanti. Il primo è la qualità dei capi di abbigliamento: scegliere maggiore qualità significa ridurre la frequenza di acquisto e contribuire ad abbattere gli sprechi. Spesso, infatti, l’unico criterio che guida gli acquisti è quello economico, ma in questo modo tendiamo a dimenticare che i prodotti di qualità superiore durano di più nel tempo. Il secondo aspetto riguarda lo smaltimento dei prodotti usati. Quando un vestito arriva alla fine del proprio ciclo di vita, non potendo più essere riutilizzato, riciclato o donato, va correttamente smaltito, utilizzando soltanto gli strumenti dedicati alla raccolta degli abiti usati.

Perché scegliere la moda sostenibile

I motivi che spingono le aziende del settore e i consumatori a scegliere la moda sostenibile tengono in considerazione il minor impatto ambientale possibile, sia come emissioni di gas serra che come inquinamento degli ecosistemi, e la maggiore valorizzazione dei lavoratori. Eppure vi sono diversi altri vantaggi.

Un lavoro più etico può conciliarsi perfettamente con le produzioni locali, favorendo lo sviluppo di economie in specifiche aree. In questo modo si possono anche valorizzare antiche tradizioni di manifattura, recuperandone la ricchezza e integrandola in processi produttivi più efficienti e più green. Un lavoro decentralizzato può inoltre armonizzarsi col benessere delle comunità locali, aiutandole a superare diseguaglianze sociali talvolta penalizzanti, come quella di genere.

Scegliere la moda sostenibile vuol dire anche sostenere le iniziative di conservazione ambientale che diverse aziende supportano e finanziano, nella consapevolezza che ogni azione concreta per la difesa del Pianeta può fare la differenza. Sono poi evidenti i benefici che scelte etiche sono in grado di innescare. Da una parte i comportamenti dei consumatori possono incentivare le aziende a intensificare i propri sforzi per produzioni più ecocompatibili, capi di alta qualità e design di lunga durata. Dall’altra l’offerta delle stesse aziende può sensibilizzare ulteriormente i consumatori verso una maggiore educazione ambientale. Il processo diventa così un vero e proprio circolo virtuoso, a vantaggio di tutti.

Per ultima va considerata la grande spinta del settore della moda all’innovazione tecnologica, non soltanto per i processi produttivi ma anche per l’impiego di fonti rinnovabili. Fotovoltaico, eolico e idroelettrico sono tecnologie sempre più usate dalle aziende che si dedicano alla moda sostenibile. Utilizzare fonti energetiche più pulite dimostra inoltre che la moda può essere all’avanguardia nel promuovere la cultura dell’ambiente. Perché la sostenibilità di un settore non riguarda soltanto i materiali e le attività, ma deve coinvolgere ogni aspetto del ciclo di vita di un prodotto, a cominciare dall’adozione di impianti alimentati da energie rinnovabili.

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